OVERTIME – DA VERONA A MESSINA: IL RAZZISMO NEL CALCIO
“Non tutta l’acqua è per bere. Non tutti siamo uguali”.
Overtime – la vita oltre il calcio – ha voluto proiettare, “Il piccolo calciatore”, un documentario di Roberto Urbani che narra una storia di un piccolo ragazzo di colore che vorrebbe praticare il gioco del calcio ma, nella città in cui vive, esiste un muro, quello del razzismo, che gli impedisce di sognare.
Nell’ambito della rassegna “i dispari al Virtuoso” questa pellicola ha destato un grosso interesse.
Non sono passati inosservati gli episodi di razzismo (non solo quelli relativi al colore della pelle) da quello accaduto a Zoro in un Messina – Inter (dove l’ivoriano al 21′ del secondo tempo, all’ennesimo insulto piovuto dagli spalti, prende il pallone in mano e si dirige a passo celere verso la panchina. «Me ne vado, basta», sembra dire facendo con le braccia il gesto di smettere) a quello della curva del Verona quando nel contestare Michael Ferrier, nel 1996, appesero un manichino nero impiccato e dedicarono uno striscione che recitava: ““El negro i ve là regalà. Dasighe el stadio da netar”. Non è passato inosservato il gesto di Mandorlini che Ferruccio Taroni (responsabile sicurezza Chievo Verona 1998-2014, delegato sicurezza Hellas Verona 1981-2011) definisce un gesto goliardico e poi strumentalizzato.
Ma è l’allenatore di Samuel, “il piccolo calciatore” e sognatore, Renato Bittante, che con una semplicità incredibile, quando viene messo dinanzi ad una scelta “o il bianco o il nero” risponde: “io sono quì per allenare e per far divertire i bambini”.
Quello che traspare è che il problema è negli adulti e nell loro modo di pensare e di trasmettere “civiltà, educazione”. In questo passaggio malato nasce e prolifera il fenomeno del razzismo. I bambini non notano il colore della pelle, non notano le differenze sociali, soprattutto, dinanzi ad un pallone e ad una porta (anche se fosse disegnata con la vernice).
E’ chiaro, come i tanti intervistati dal regista hanno fatto notare, che le persone portano dentro di se tutti i tabù di una società che conta, sicuramente, delle persone che sono approdate in Italia per delinquere e non per lavorare o integrarsi.
Ma, ogni razza, ogni popolo possiede dell’acqua e… “Non tutta l’acqua è per bere. Non tutti siamo uguali”.