OVERTIME. LA STORIA DI PAOLO STRINGARA: “L’ESPERIENZA DI ALLENARE IN CARCERE HA UN VALORE INIMMAGINABILE”
SALERNO – Paolo Stringara, un mediano ed un allenatore che ha fatto la storia del calcio, oggi, ha intrapreso un’avventura “diversa”, vale a dire quella di allenare una squadra di carcerati.
Anche lui, per questo gesto, ha ricevuto un premio dagli organizzatori di Overtime, una manifestazione che vuole mettere in evidenza l’altro lato dello sport, quello vero, pulito, sano.
La squadra ha un nome: “Liberi Dentro”, ma a raccontarci come è nata l’idea è proprio Paolo Stringara, intervenuto durante la serata: “L’idea ha avuto una sua genesi quando giocavo nel Bologna e andammo a giocare in un carcere. Poi, a Livorno, siamo andati a parlare con la direttrice del carcere di massima sicurezza, ci ha aperto le porte, ma ci ha messo in guardia. Potreste non avere successo, in tanti ci hanno provato e da tanti che si sono presentati al primo allenamento, poi non sono più andati. Bene, mi sono detto, ma non siamo tutti uguali, forse io avrò la possibilità di prendere la cosa in altro modo. Entrare poi in carcere da una sensazione particolare, ma dico che poi, alla fine è venuto tutto facile. Forse le parole che hanno fatto la differenza sono state queste, io non vi giudico, sono stati gli altri a farlo”.
La differenza l’ha fatto anche il modo di far vivere lo sport: “Ci sono due maniere per giocare, una giocare tanto per farlo, l’altra è fare una cosa fatta bene. Alla fine abbiamo trovato uno sponsor e ci siamo iscritti ad un campionato da giocare, perchè l’emozione di una partita è tutt’altra cosa. Siamo partiti ed abbiamo vinto la cosa più importante che si potesse vincere: la coppa disciplina. Ma la cosa bella che la vittoria è stata netta, praticamente senza prendere mai un ammonizione”.
Un’esperienza da ripetere? “Nonostante abbiamo avuto un’interesse da parti di tanti detenuti che volevano farsi trasferire in quell’istituto per far parte della squadra, non so ancora se riusciamo a farlo anche il prossimo anno. Però posso dire che è stata un’esperienza gigantesca”.