“PENSO QUINDI PARO”. ELISA FERRARI RACCONTA IL PROGETTO DEDICATO AI PORTIERI DI PALLAMANO
Dopo la prima esperienza positiva del ‘Penso Quindi Paro’ quest’anno ci sarà la seconda edizione che, come lo scorso anno, si terrà a Bazzano (BO) dal 9 al 10 giugno. Abbiamo incontrato l’artefice di questo progetto, Elisa Ferrari, portiere della Jomi Salerno, che ha voluto a tutti i costi organizzare questi incontri perchè, in Italia, nella pallamano, non c’è grossa cultura da questo punto di vista.
Ci puoi raccontare quali novità apporterete a questo stage per portieri e su cosa lavorerete nello specifico?
“Dopo il grande successo e il grande seguito della prima edizione abbiamo deciso quest’anno di ampliare l’offerta sia dal punto di vista formativo sia dei servizi. Prima e la più importante novità è sicuramente la collaborazione con il Comitato Nazionale Allenatori, che ci ha concesso il patrocinio per tenere un workshop per gli allenatori. Il workshop sarà tenuto in collaborazione con Paolo Baresi, allenatore dei portieri delle squadre Nazionali e ci permette di dare la possibilità di formarsi anche ai tecnici oltre che ai ragazzi. Come logistica quest’anno c’è l’opportunità di dormire presso la struttura e inoltre abbiamo ampliato e migliorato il sito web, così da dare la possibilità ai ragazzi di registrarsi direttamente on line”.
Il lavoro specifico dei portieri deve essere curato nei dettagli, un portiere deve avere riflessi, esplosività e reazione di pensiero dovendo leggere l’azione e in pochi secondi reagire con movimenti coordinati di tutto il corpo (braccia e gambe) e nelle stesso tempo pensare anche alla posizione da prendere tra i pali, per cui che tipo di esercizi preparate per far si che i due emisferi lavorino velocemente e in sincronia?
“Il ruolo del portiere è da sempre considerato il più difficile nella pallamano, ma proprio per questo il più determinante, per questo è fondamentale svilupparne tutti gli aspetti. In questi anni la ricerca e lo sviluppo delle tecniche di allenamento si sono basate sempre di più sull’aspetto percettivo – motorio, e non possiamo più prescindere da questa metodologia di allenamento. Inoltre con lo sviluppo del gioco veloce e del gioco 7vs6, la preparazione del portiere deve prevedere anche una parte di corsa e di resistenza alla velocità da inserire costantemente negli allenamenti.
Detto questo va da sé che non basta l’istinto, ma per lei quanto aiuta questa dote naturale nelle performance di un portiere?
“Portieri si nasce, non si diventa! Quindi l’istinto è un requisito fondamentale per ogni portiere. Quello che fa la differenza però è la costanza, la motivazione e il metodo di allenamento. La solitudine del ruolo porta molti ragazzi a voler giocare in campo, e solo l’attenzione e verso il ruolo del portiere può motivare i ragazzi a continuare. Il ‘Penso Quindi Paro’ è stato creato proprio per questo, per generare interesse nei ragazzi e sensibilizzare gli allenatori”.
In finale scudetto lei si è esibita in una parata plastica tipica di un portiere da calcio, questo gesto tecnico, che potenzialmente non preparate in partita, è frutto dell’estro, del coraggio o “costruzione mentale” di un portiere di voler evitare a tutti i costi una realizzazione?
“Quando un portiere entra in campo ha solo un obiettivo in mente: difendere la sua porta dall’avversario, a tutti i costi! La bella parata in finale scudetto è stato frutto di questa volontà impavida. Quando ho staccato da terra non sapevo dove sarei atterrata, ma non mi importava. L’unica cosa che contava era non far entrare quella palla!”