PIETROPAOLO, UN RAGAZZO CHE ‘STUDIA’ PER DIVENTARE CALCIATORE. IL RACCONTO DELLA MADRE
Vi raccontiamo la storia di un ragazzo, Pierpaolo Di Cunzolo, che fin da piccolo ha avuto la passione di giocare a calcio e, pur di arrivare, ha deciso di dedicare anima e corpo a questa disciplina, andando a Torino, per “studiare da calciatore”.
Pietropaolo è nato il 27 dicembre 2000 e all’età di tre anni e mezzo ha iniziato a giocare, o meglio a divertirsi, con il pallone. La mamma, Mina Rainone, ci racconta: “E’ stata un impresa trovare una scuola calcio che lo prendesse, poiché era troppo piccolo. Ma la sua passione era tale che alla fine siamo riusciti a trovare nella Nuova NAGC Battipaglia, capitanata da Mister Gennaro Bufano, qualcuno che gli permettesse di dare inizio alla sua avventura calcistica. Il suo primo Mister, Aldo, praticamente lo ha cresciuto”.
La prima emozione da mamma?
“Il suo primo rigore, a 4 anni e mezzo, in un torneo a Roma. Fu divertentissimo, perché, invece di prendere la rincorsa per il tiro, indietreggiava. Così, per tre volte di seguito. Anche l’arbitro non ci poteva credere e scoppiammo tutti in una risata che in quel momento somigliava ad un boato, un boato che di solito sentiamo allo stadio quando la nostra squadra del cuore fa goal”.
Poi cosa è successo?
“Dopo qualche anno, crescendo, decise di andare alla scuola calcio Manfredini. Mister Samuele e Mister Sergio hanno fatto molto per lui”.
La svolta?
“Dopo diversi anni incontrai di nuovo il suo primo Mister Aldo e mi disse se Pierpaolo poteva essere interessato a giocare in Campionato. Ne parlai con lui e accettò di trasferirsi alla Scuola Calcio Claudio Grimaudo. Ancora un ottimo maestro di calcio e di vita sulla sua strada, in questo caso l’ex granata “cavallo pazzo” ha decisamente costruito le basi di quello che poi sarà la scelta di Pierpaolo”.
Quindi, la sua metamorfosi era quasi completa?
“Pierpaolo è stato, ed è, un ragazzo molto ambizioso, ha sempre cercato di migliorarsi, ma purtroppo, da noi è impossibile, per via della mancanza cronica di strutture adeguate. Il calcio per lui è tutto. Immaginate, che d’estate, invece di andare in vacanza al mare, chiedeva sempre di andare ai campus estivi a Vinovo, presso la Juventus-Center. Questo per vedere la differenza sia delle strutture sia di preparazione e mentalità”.
Per cui da queste esperienze anche la scelta?
“L’anno scorso, grazie ad un incontro casuale, con il coordinatore della Basilicata, Mino Torraco ci disse che esisteva una struttura fondata da Vincenzo Catera, che si trova a None (TO), dove, praticamente, preparano ed avviano i ragazzi al professionismo. Ti insegnano a giocare a calcio, ma soprattutto, ti fanno crescere come uomo. Ovviamente, per entrarci a far parte, bisogna fare un provino.
Pierpaolo non si perse d’animo, prese un pullman da Policoro ed è andato a None a fare questo provino di una settimana”.
Cosa accadde?
“Il secondo giorno mi telefonò Torraco dicendomi che erano interessati a Pierpaolo. Il 10 settembre scorso, così, inizia l’avventura di mio figlio. Sono molto contenta ed orgogliosa di lui soprattutto, perché’, ha voluto fare un provino non per una società di calcio famosa, ma per una scuola, dove vuole imparare. Non ha grilli per la testa, sa che deve lavorare ancora molto e ne passerà di tempo prima che impari a giocare per diventare un professionista”.
Cosa è cambiato in lui in questa esperienza torinese?
“La cosa che più mi ha colpito di mio figlio, in questi mesi, che sta al centro è cresciuto molto in tutti i sensi: frequenta il liceo classico (V ginnasio), sa gestire i soldi, prende aerei per tornare a casa da solo, è diventato quasi un ometto.
Il centro, poi, è una garanzia per me e per tutte le famiglie che lasciano andare i propri figli. All’interno vige una disciplina pazzesca, sono bene organizzati e tutti i mister, che ne fanno parte, sono persone eccezionali. Tengono molto allo studio e se i ragazzi non hanno voti positivi prendono subito provvedimenti.
Io, oggi, non so se mio figlio verrà riconfermato. Alla fine di quest’anno, sarà il campo a decidere, ma comunque andrà ha fatto un esperienza di vita unica grazie all’impegno di tutti i mister, Marco Russo, Perla, Colajanni, insomma di tutto lo staff, capitanato dal Presidente Vincenzo Catera, persona eccezionale. Alla fine, io e la sorella Ludovica gli saremo sempre accanto qualsiasi cosa vorrà fare”.
Questa è la storia vera, di un ragazzo che per il calcio ha lasciato a 15 anni la propria famiglia, i propri amici per raggiungere il sogno. Il sogno, è lui lo ha capito, si realizza facendo sacrifici, impegnandosi al massimo in ogni disciplina, preparando il corpo, ma soprattutto la mente. Complimenti e, speriamo di vederlo presto calcare campi importanti, dove il sudore dei suoi sacrifici, alimenteranno i prati degli stadi che oggi, lui, può solo vedere in Tv.