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Pisani: “Sud, quanti talenti! Felice al Milan, ma perchè la Salernitana non crede nei giovani del territorio?”

Una lunga carriera di calciatore alle spalle iniziata nel settore giovanile della Salernitana di Aniello Aliberti, poi il sogno di diventare allenatore e di seguire in prima persona la crescita dei ragazzi trasmettendo loro ciò che i suoi mister precedenti gli avevano insegnato, infine l’immensa soddisfazione di entrare nella grande famiglia del Milan che, da anni, ha puntato sulla sua indiscutibile professionalità eleggendolo come direttore tecnico del “Terzo Tempo Village” laddove avrà il compito di scovare in giro per il Sud Italia i talenti più interessanti da sottoporre all’attenzione della proprietà. Nel suo lungo percorso Pisani non è stato soltanto un allenatore, ma un autentico punto di riferimento: dal semplice consiglio al ragazzino in difficoltà ad una serie di insegnamenti tecnico-tattici senza mai accantonare concetti quali spirito di sacrificio, abnegazione, senso di appartenenza, importanza dello studio e voglia di non accontentarsi mai e di migliorare giorno dopo giorno. Del resto la sua umiltà traspare dal bellissimo messaggio diffuso sulla sua pagina facebook: il ringraziamento sincero alla famiglia, il ricordo della nascita del figlio e della mamma che purtroppo non c’è più, un abbraccio simbolico a tutti quei dirigenti che gli hanno permesso di firmare un contratto importante affidandogli un incarico di enorme responsabilità, ma al tempo stesso estremamente stimolante. Ai microfoni de “ILbellodellosport” Pisani ha rilasciato un’interessante intervista, parole che fanno capire perchè una società internazionale come il Milan abbia deciso ad occhi chiusi di blindarlo per il presente e per il futuro:

Parlaci un po’ delle emozioni che hai provato in questi giorni…

“Sono veramente felice che una società come il Milan abbia deciso di proseguire la collaborazione con il sottoscritto, ho sempre sognato di fare questo mestiere e un ambiente del genere è ideale per la crescita di ogni professionista. Quando si raggiungono questi traguardi il merito va suddiviso tra tante componenti: i ragazzi che ho allenato e che mi hanno trasmesso tanto, la mia famiglia, Antonello Galasso ed Emilio Magaldi che hanno sempre rappresentato un punto di riferimento e che hanno accelerato il mio processo di ambientamento in una realtà prestigiosa e riconosciuta a livello internazionale. In passato ho allenato e ho cercato di insegnare qualcosa ai gruppi che avevo a disposizione, ora darò un contributo in qualità di osservatore per il Sud Italia. Questa occasione mi galvanizza, sono convinto che il nostro territorio sia ancora ricco di talenti che aspettano soltanto l’occasione giusta per spiccare il volo”.

Quali sono le fondamenta del tuo lavoro? Sappiamo che i ragazzi ti stimano e ti hanno sempre seguito con entusiasmo…

“Il problema di fondo è che troppo spesso le scuole calcio dimenticano che il risultato è secondario rispetto alla crescita di ogni singolo calciatore. Preferisco una società che individua 4-5 talenti sui quali lavorare con costanza piuttosto che un presidente che si concentri esclusivamente sulla partita della domenica. La mia mentalità è diversa: fino agli 11-12 anni un bambino deve divertirsi, pensare allo studio, giocare con l’obiettivo di affinare le sue qualità e di capire che il calcio è uno sport di squadra e bisogna sempre aiutare il compagno. Un allenatore, da questo punto di vista, deve avere carta bianca: la mia idea è quella di far giocare il pallone a partire dalla difesa, anche a costo di commettere qualche errore e di prendere gol. Solo attraverso gli sbagli si può migliorare, ma se la mentalità è quella della vittoria a tutti i costi vedremo sempre più con frequenza squadre di ragazzini che si accontentano dei lanci lunghi in attesa della giocata dell’attaccante. Così non cresceremo mai, non ci si meravigli se oggi i giocatori anche di un certo livello corrono tanto, si applicano tatticamente, ma poi hanno limiti tecnici che, ai miei tempi, non avrebbero mai permesso di militare in categorie importanti”.

Nel tuo modus operandi sicuramente originale ed apprezzabile quanto conta la tua esperienza da calciatore e quanto ha pesato aver lavorato con un maestro come Zeman?

“Chiaramente chi ha giocato a calcio anche in categorie abbastanza importanti è avvantaggiato perchè capisce perfettamente le dinamiche del campo. Sin da bambino ricordo che non vedevo l’ora di essere in campo per fare allenamento, cercavo di imparare quanto più possibile dal mio allenatore seguendo anche i dettami dei tecnici avversari per arricchire il mio bagaglio. A quei tempi ci insegnavano a stare in campo, curavano ogni minimo dettaglio: dalla postura all’occupazione degli spazi in area di rigore in fase difensiva. Oggi come si può pretendere di lavorare sulla tattica con un dodicenne se nessuno insegna più calcio nelle età precedenti? Quanto a Zeman posso svelare un aneddoto: durante il ritiro con la Salernitana ho annotato su un taccuino tutto quello che ci faceva fare, avevo capito che le sue idee erano molto simili alla mia mentalità. A distanza di tantissimi anni imposto ancora il mio programma lavorativo sugli appunti che avevo scritto nel lontano 2001: ovviamente aggiungo qualcosa di mio, mi adatto alle caratteristiche dei giocatori che ho a disposizione, ma quell’anno è stato totalmente formativo a prescindere dal numero di presenze che ho fatto con la maglia della Salernitana. Quando si parla male di Zeman secondo me bisognerebbe ricordarsi che, al di là del risultato, è stato ed è un maestro di calcio: del resto la storia insegna che tantissimi talenti semisconosciuti hanno iniziato il loro percorso agli ordini del boemo, ma purtroppo qui conta soltanto chi vince e non chi mostra grande competenza”.

E’esagerato dire che il flop della Nazionale ai mondiali russi scaturisce anche da questa mentalità sbagliata che contraddistingue molte scuole calcio e tanti settori giovanili che non puntano sugli italiani bravi?

“Non è esagerato, anzi credo che ciò corrisponda alla realtà. Il primo step verso il ritorno a certi livelli passa per la consapevolezza che la scuola calcio e i settori giovanili rappresentano un punto di forza fondamentale per un club e per la Nazionale italiana. Proprio per questo il mio ruolo mi responsabilizza e mi inorgoglisce: il Sud è pieno di ragazzi che hanno entusiasmo, passione e qualità, ma se non vengono seguiti e aiutati nel modo giusto rischiano di perdersi. L’Italia è andata a casa perchè c’è un sistema che andrebbe rivalutato e gestito diversamente a 360°: una sconfitta così clamorosa non può avere una sola componente di responsabilità”

C’è chi dice che spesso i genitori incidano negativamente sulla crescita dei ragazzi…

“Questo purtroppo è accaduto spesso, ma la nostra scuola calcio riesce sempre ad instaurare un rapporto di estrema chiarezza e trasparenza che evita situazioni spiacevoli. Un genitori che iscrive il figlio da noi sa bene che c’è un marchio importante alle spalle, che far parte della grande famiglia del Milan è un privilegio a prescindere da tutto. Mi piace molto coinvolgerli spiegandolo loro ad inizio stagione quali siano le mie metodologie di allenamento, dove cercherò di migliorare il bambino, che tabella di marcia abbiamo stilato per la crescita singola e collettiva. In questo modo un padre e una madre si sentono parte inclusiva del progetto e partecipano in modo costruttivo e soprattutto nel rispetto di ruoli e competenze, cosa che non accade altrove con frequenza”.

A proposito di settore giovanile, a Salerno si sta parlando tanto del passaggio di Vignes alla corte di Lotito…però con la Lazio…

“La premessa è che da parte mia non c’è nessuna voglia di fare polemica: sono di Salerno, devo tanto alla Salernitana, conosco le persone che lavorano per il club e c’è sempre stato grande rispetto reciproco. In passato ho provato ad intavolare un discorso di collaborazione, c’erano idee differenti e ognuno ha proseguito per la propria strada. Il problema è che mi sembra si dia sempre priorità alla prima squadra dimenticando che il settore giovanile è una risorsa fondamentale per il futuro, senza la quale non si potrà mai crescere. Non sono critiche, ma dati di fatto: sono d’accordo con mister Nando Di Francesco quando dice che ai tempi di Aliberti c’era un’organizzazione completamente diversa, con allenatori stipendiati e con un passato importante alle spalle che riuscivano sempre a scovare giovani di prospettiva. Anche la società aveva coraggio e voglia di investire su questi professionisti che, pur lavorando nell’ombra, rappresentavano un valore aggiunto. Perchè un ragazzo come Vignes deve andare a giocare alla Lazio quando Salerno, teoricamente, è un punto d’arrivo per tanti ragazzi del territorio? Purtroppo i bambini stanno perdendo il senso di appartenenza alla maglia: prima per tutti i salernitani era un sogno indossare quella casacca anche solo per una stagione, oggi questo patrimonio si sta disperdendo e bisogna ben capire quali siano le responsabilità. Salerno e provincia hanno potenzialità enormi, sono convinto ci siano tanti calciatori che possano fare la fortuna della Salernitana, ma occorrono investimenti, concretezza e una mentalità diversa. Parlo in generale: una buona scuola calcio o un buon settore giovanile non si accontentano di incassare la quota di iscrizione, ma seguono costantemente ogni singolo atleta nel suo percorso affidandolo ad allenatori di esperienza, regolarmente pagati e che si sentono parte integrante di un progetto a medio-lungo termine, non basato sull’improvvisazione. Personalmente sono felice se un giorno potrò portare al Milan un salernitano di grandi qualità, ma dentro di me mi domanderò sempre: perchè la Salernitana se li lascia sfuggire? Naturalmente sono convinto che Lotito, Mezzaroma, la dirigenza e anche il nuovo staff tecnico abbiano competenze e possibilità per riportare Salerno in alto anche da questo punto di vista”

Secondo te il modello europeo può essere un insegnamento per il calcio italiano?

“Fino a quando si penserà ad inculcare ai bambini la mentalità della vittoria non andremo mai da nessuna parte. Ho avuto la fortuna di trascorrere un periodo in Olanda per approfondire le mie conoscenze, ho conosciuto un mondo ed una realtà completamente diversa. Non a caso l’Ajax, a prescindere dal numero di scudetti vinti con la prima squadra, per antonomasia è un club che da decenni sforna talenti di grandissima qualità. Purtroppo spesso i grandi top team mondiali con possibilità economiche notevoli li strappano via ai settori giovanili di appartenenza a suon di quattrini, ma resto convinto che quelli siano i modelli da imitare e da prendere come esempio. Ma avete mai visto giocare i bambini del Barcellona? Si divertono, corrono, giocano di prima, fanno girare il pallone, l’azione parte dal portiere, non ci sono lanci lunghi e nessun allenatore pensa nemmeno lontanamente di arrabbiarsi se un difensore commette un errore decisivo. Ripeto quanto detto prima: come può un ragazzino crescere e migliorare se il suo processo di crescita non passa da uno sbaglio? Come potranno mai avere la testa giusta se gli allenatori lavorano esclusivamente pensando alla partita della domenica? Pisani è fatto diversamente: a me piace chiudere l’annata confrontandomi con la mia proprietà sulla crescita dei singoli, sui miglioramenti individuali dei calciatori, sull’esempio che diamo in giro per l’Italia mostrandoci educati, rispettosi delle regole e attaccati alla maglia. Preferisco perdere qualche partita in più, ma preparare al meglio potenziali campioncini del futuro”

Ed in effetti molte scuole calcio si affidano ad allenatori “improvvisati”…

“Ognuno deve seguire la propria strada, sono convinto che quando semini raccogli. Se sono arrivato al Milan è anche perchè, già da tanti anni, studio, mi informo, leggo libri, giro l’Europa, mi metto in discussione e cerco di imparare tanto da tutti pur adattando le metodiche di lavoro degli altri alla mia mentalità e ai miei concetti. Zeman, come detto, mi ha insegnato tanto. Sono felice che i miei sacrifici siano stati ripagati, il Milan è come una seconda famiglia e spero di poter continuare a dare un contributo importante”

Gaetano Ferraiuolo

sgsalerno1919@hotmail.it