Quidditch, il presidente AIQ: “Un successo il Mondiale di Firenze. Adesso puntiamo al riconoscimento del Coni”
Quest’estate oltre al Mondiale di Calcio in Russia, si è disputato proprio nel nostro Paese un altro evento sportivo di caratura internazionale: la Coppa del mondo di Quidditch. A far da teatro alla competizione è stata la città di Firenze, che ha ospitato migliaia di ragazzi tra atleti e tifosi giunti da vari parti del mondo per assistere alle gare. Uno sport inclusivo il quidditch nel quale la tolleranza la fa da padrone, dove ad esempio vige l’obbligo di comporre la squadra con massimo quattro elementi dello stesso genere. “Nel Quidditch la libertà d’espressione è importante – ci conferma Andrea Miglietta, presidente dell’AIQ Associazione Italiana Quidditch – tra le tante cose capita ad esempio di vedere ragazze musulmane che giocano col capo coperto, come avvenuto a Firenze”.
Al presidente Miglietta chiediamo un bilancio complessivo dell’evento.
“Ottima la collaborazione con la Human Company e il Comune di Firenze, che ci hanno garantito grande visibilità e impianti adeguati all’evento. Sicuramente ci sono alcuni dettagli da migliorare, come il maggior coinvolgimento ed intrattenimento del pubblico, ma essendo uno sport che nasce “dal basso” ritengo che ci sia una crescita sufficiente di stagione in stagione”.
Ad alzare la Coppa sono stati gli USA, mentre la squadra azzurra ha chiuso il torneo all’ottavo posto. Come giudica questo risultato del nostro team?
“L’ottavo posto dell’Italia è un buon risultato, ma onestamente mi aspettavo di più sul campo, soprattutto in alcune circostanze. Conosco le potenzialità individuali degli azzurri e so che come squadre si poteva fare meglio, possiamo giocarcela praticamente con tutti se lavoriamo bene. Il primo giorno abbiamo sofferto più del dovuto, nel secondo c’è stata una buona ripresa anche se nell’ultima partita ci è mancato il guizzo finale”.
L’evento ha avuto una risonanza internazionale che ha portato a Firenze un buon numero di tifosi provenienti in solo da nostro Paese?
“E’ stata una piacevole sorpresa vedere spettatori da ogni parte del mondo. Alcuni accompagnavano le delegazioni di diverse squadre partecipanti, in primis UK e Australia, mentre altri erano semplicemente incuriositi dalla competizione di uno sport che non conoscevano. Abbiamo registrato tanti interessati da diverse parti d’Italia, da Roma a Bergamo, da Parma a Bari”.
Nell’assistere ad una partita di quidditch si rimane spesso colpiti per la grande sportività e rispetto per gli avversari che si registra sugli spalti. Anche a Firenze questa tradizione è stata rispettata in pieno.
“La World Cup porta centinaia di tifosi ad ogni partita e come sempre nel quidditch c’è tanta energia, sempre nel rispetto dell’avversario di turno.
E’ una filosofia che intendiamo mantenere nel nostro sport, un fondamento che ci contraddistingue. Il quidditch fa della diversità un principio cardine, abbatte gli stereotipi e non riconosce alcuna barriera sociale. Un episodio che mi piace ricordare è quello durante la partita Italia-Vietnam, primo match della squadra di casa. In tribuna non c’era alcun tifoso vietnamita mentre i tifosi azzurri erano ovviamente in tanti, perciò si strombazzava simpaticamente anche durante un goal avversario, con i consueti complimenti a fine partita. E’ una scena molto frequente nel quidditch, ma in quell’occasione è risaltata particolarmente”.
Archiviata questa competizione, può svelarci quali sono i prossimi progetti del quidditch italiano?
“Il quidditch italiano punta al riconoscimento della nostra disciplina da parte del Coni, un processo lungo anni ma che abbiamo già iniziato. Attualmente abbiamo 13 squadre ufficiali e più di 400 soci AIQ, ci aspettiamo un raddoppio entro il termine del prossimo biennio. Oltre che sulla quantità stiamo lavorando anche sulla qualità: abbiamo in programma progetti mirati a formazione e crescita della classe dirigenziale, corsi d’istruttore riconosciuti, certificazioni arbitrali, progetti per i boccini e stiamo preparando il terreno per i settori giovanili”.
Questa è una notizia che di sicuro farà felici molti appassionati di questa disciplina. Cosa serve per ottenere il riconoscimento del Coni?
“Ad ora il riconoscimento del Coni è una zona grigia. In teoria serve rappresentare (con almeno una squadra in loco) circa tre quarti delle regioni italiane e avere almeno 1000 tesserati.
Nella pratica però vediamo riconoscere, anche al livello olimpico, sport con una partecipazione decisamente più “ristretta”, come quelli invernali ad esempio. Noi comunque puntiamo ai requisiti ufficiali, ma soprattutto a creare una struttura dirigenziale solida continuativa. Come Associazione Italiana Quidditch infatti supportiamo anche la nascita di nuove realtà locali in maniera formale. Attualmente contiamo A.S.D. in 7 città di 6 diverse regioni. A livello internazionale ci confrontiamo quotidianamente con l’International Quidditch Association e soprattutto con l’European Committee, gruppo contenente due rappresentanti per ogni nazione avente un’associazione nazionale di quidditch. Proprio pochi giorni fa si è legalmente riconosciuta in Germania, l’European Quidditch Federation”.
Ph. Chiara Turci