Resto del Mondo: quando l’integrazione gioca a calcio
“La squadra di calcio popolare della RestodelMondo è nata ad Acilia nell’ottobre 2010 da una delle attività dell’associazione CIAO onlus (Centro per l’Integrazione l’Accoglienza e l’Orientamento) che è, in realtà, una scuola di italiano per stranieri”.
E’ Flavio Tannozzini, fondatore della squadra di calcio, a raccontare com’è nata questa idea e i suoi risultati, riferiti all’aggregazione multietnica, di questa, atipica, squadra di calcio.
“Tutto è cominciato per caso”, continua Tannozzini: “Maestri d’italiano e studenti di vari paesi del mondo, maschi e femmine, iscritti alla nostra scuola hanno cominciato a vedersi in parco la domenica per giocare a pallone. Era l’occasione per stare insieme e parlare italiano. L’iniziativa ha avuto subito molto successo e dopo poco abbiamo iniziato a giocare a calcetto e calciotto in campi prestati dalle parrocchie del quartiere. Poi i primi tornei e le prime esperienze di calcio a 11”.
“La nostra squadra si fonda sui principi dell’integrazione e dell’accoglienza e per questo possono giocare tutti, uomini, donne, anziani, bambini, abili e disabili, forti e deboli”.
Sul perchè del nome Resto del Mondo: “Significa che la nostra squadra accoglie tutto il resto del mondo, quello che normalmente a calcio non gioca perchè non sa farlo, o perchè qualcuno pensa che non sappia farlo. Il nome Resto del Mondo nasce da un’espressione discriminante usata all’inizio del 900 dagli inglesi, inventori del calcio moderno, i quali parlando di squadre nazionali dicevano che esiste L’Inghilterra e poi esiste il Resto del Mondo, per dire che gli altri, i non inglesi, non sapevano giocare. Resto del Mondo è anche il nome che si usa nel calcio per indicare, oggi, i giocatori migliori di tutti i paesi che si mettono insieme per formare una squadra di super campioni. Noi siamo quella realtà in cui giocano tutti, nessuno escluso, ed in cui tutti i paesi del mondo sono rappresentati. Sulla nostra bandiera campeggia la scritta “tutti uguali tutti diversi”. La nostra bandiera è ripresa dalla bandiera di guerra del Giappone rivisitate in chiave di Pace, con tutti i colori dell’arcobaleno e con un bambino che rincorre un pallone al centro.
La Resto del Mondo è una squadra popolare dove tutti e tutte possono giocare, adottiamo regole specifiche per integrare meglio chi ne ha bisogno e quando giochiamo tra noi la cooperazione e stare bene in campo, fare gruppo e fare squadra, sono le assolute priorità”.
L’idea di integrazione globale vista nel mondo del calcio e dalla vostra esperienza puo’ funzionare e perchè?
“Non so bene cosa significhi integrazione globale, per noi integrazione è mantenere le diversità ma essere capaci allo stesso tempo di convivere, relazionarsi, confrontarsi, arricchirsi dell’identità dell’altro rispettandola. Personalmente non credo nel concetto di globalizzazione se questa diventa sinonimo di omologazione, e quindi il contrario del rispetto delle diversità culturali e delle realtà locali. Il mondo del calcio è purtroppo parte del sistema globalizzazione, le squadre sono diventate delle multinazionali che hanno l’obiettivo di massimizzare il proprio profitto: chi ha più soldi per comprare i campioni vince e guadagna di più. Nel calcio verace si valorizzano i giovani dei vivai, si fanno crescere. Noi vogliamo crescere insieme, come calciatori e come persone, ci sentiamo molto diversi dal calcio che si vede in tv, sempre più show business, sempre meno sport”.
Utilizzate solo il calcio come sport “aggregante” oppure altre discipline?
“Usiamo anche la pallavolo e “pallaCIAO” (un mix tra pallavolo e pallamano – ndr), ma solo con i bambini, per il momento”.
L’associazione ha anche altre attività, puo’ illustrarcele?
“Sono tutte attività gratuite che si sostengono con la forza del volontariato e con le donazioni: Scuola di italiano per stranieri; Sportello di consulenza legale; Laboratori nelle scuole sull’intercultura, le relazioni e la gestione dei conflitti; Gruppo di teatro; Organizzazione di eventi culturali e di animazione territoriale; Doposcuola; Sabato civico (cura e pulizia di un parco abbandonato ad Acilia).