Riccardo Riccò: “Avrei voluto vincere un Giro d’Italia. Il Tour resta una corsa affascinante”
“La delusione più grande che ho avuto nella mia carriere da ciclista è stata la sconfitta al Giro d’Italia”.
E’ Riccardo Riccò a raccontarci la sua storia che lo riporta al 2008. Ex ciclista, soprannominato “Cobra”, è stato da tutti indicato come l’unico vero erede di Marco Pantani.
Per lui il ciclismo: “E’ una scuola di vita, quindi sacrifici e dedizione per il lavoro cose che ti portano ad ottenere grandi risultati. Il tutto mi è stato utile anche nel lavoro che ho scelto dopo la squalifica”.
Poi ricorda la vittoria più bella: “La vittoria della tappa da Tolosa a Bagnères-de-Bigorre” dove ha battuto in volata Alejandro Valverde e Cadel Evans con uno scatto sull’ultima salita.
“E’ stata la più emozionante perchè a livello di pubblico e di clima il Tour de France è qualcosa di fantastico!”.
Cosa avresti voluto avere dal ciclismo che non hai ottenuto?
“Ero un corridore adatto sia alle classiche che ai grandi Giri e, visto quello che ha fatto Nibali, per quello che ha vinto, io penso di non essere superiore, ma nemmeno inferiore a lui. Probabilmente solo più completo, perchè ritengo di essere stato un corridore anche da Classiche.”
Questa sua convinzione lo porta a rammaricarsi di “non aver potuto vincere un grande Giro o una grande Classica”.
Continua: “La classica che mi piace di più la Milano – San Remo e il Giro di Lombardia. Ma la corsa più emozionante resta il Tour de France”.
Poi ricorda il suo Tour in Argentina e il modo di correre dei sud americani: “A quei tempi il ciclismo europeo e quello sudamericano erano decisamente diversi. Loro partivano subito a mille consumando tutte le loro energie già nella prima parte della corsa. In Europa si correva un ciclismo più tattico. Ma oggi le cose sono decisamente diverse e diciamo che le differenze si sono colmate”.