UNA SCUOLA CALCIO A MISURA DI BAMBINO PER SALVAGUARDARE I TALENTI ITALIANI
“La scuola calcio a misura di bambino e il sistema I.S.F. (Individual School Football) che pensa ad una struttura che si ispiri alle esigenze di ogni singolo bambino, ad una realtà che rivaluti i preziosi valori sociali e motori del gioco di strada sempre più in via di estinzione, una scuola dove l’insegnamento venga indotto e non estorto, una scuola calcio che non si riduca alla gara del fine settimana ma sposti l’attenzione sulla proposta settimanale che dovrà essere propositiva e stimolante per tutti i bambini a prescindere dal loro livello di sviluppo. Non pensiamo ai bambini come dei contenitori da riempire, bensì come dei recipienti colmi da far svuotare”.
Questa è la proposta e il pensiero di scuola calcio di Gianluca Ripani che la riassume in un’intervista rilasciata al Bello dello Sport.
Che il calcio in Italia sta avendo un momento di regressione tecnica è evidente, ma cosa prevede il metodo che Ripani cerca di attuare?
“L’ I.S.F. parte dalla considerazione che ogni bambino non è uguale all’altro e confeziona una proposta di alta qualità didattica che si preoccupi di ogni singola esigenza, senza che il discente diventi uno strumento nelle mani del docente che lo utilizza per i propri fini e scopi. Espressività, creatività, possibilità di sperimentare, queste questi sono i valori che vorremmo stimolare nei bambini, che dovranno sentirsi gratificati per le loro capacità e non stressati dalle richieste dell’istruttore”.
Quindi libertà di espressione, ma come viene attuata?
“Nell’età di scuola calcio, soprattutto nelle fasce di età più piccole, la squadra deve essere funzionale all’espressività del singolo e non viceversa. Il bambino per prima cosa deve avere la possibilità di poter sperimentare liberamente le proprie capacità e l’istruttore deve essere in grado di creare una situazione ideale a questo obiettivo, per non disperdere le capacità innate di ogni individuo e stimolare la fantasia e la creatività attraverso una libera interpretazione. Solo in una seconda fase l’espressione del singolo dovrà essere diretta verso le esigenze del gruppo”.
Continua Ripani: “Questa è “La scuola calcio a misura di bambino”, questo secondo noi è il percorso da fare per non disperdere i talenti naturali, per divulgare la voglia di sport, allontanando il rischio di un abbandono precoce, per permettere ad ogni bambino di esprimersi secondo le proprie possibilità, giocando al calcio senza necessariamente essere un campione. Giocare al calcio è il sogno di molti bambini e noi adulti non abbiamo il diritto di trasformarlo in un incubo. Non siamo per il “basta che si divertano” ma neanche per “l’importante è che vincano le partite”. Piuttosto propendiamo per “istruzione e cultura sportiva” e per una interpretazione diversa della vittoria, non finalizzata al risultato della gara ma proiettata verso lo sviluppo dell’individualità. La nostra proposta di scuola calcio, è il GIOCALCIO, dove viene esaltato il concetto di gioco con il quale apprendere e limitato il concetto di insegnamento”