TRA SOGNI E PAURE, QUALE FUTURO PER I GIOVANI CALCIATORI? LA STORIA DI GIOVANNI FRANZONI
Con la crisi economica che attanaglia il mondo del calcio, diverse società decidono di puntare su calciatori giovani talvolta soltanto per risparmiare. Risultato? Molti di loro vengono bruciati a scapito di chi, cresciuto nel vivaio, meriterebbe effettivamente maggiore considerazione e che, invece, dopo tanta gavetta si ritrova costretto a girovagare tra i campetti sterrati dell’Eccellenza o della Promozione o, nella peggiore delle ipotesi, ad appendere le scarpette al chiodo cercando fortuna in altri ambiti lavorativi. “A 23 anni vengo considerato già vecchio” è frase che abbiamo ascoltato con frequenza in questi anni, con il numero di giovani calciatori disoccupati che è cresciuto esponenzialmente anche a causa della cancellazione del torneo di Seconda Divisione, per antonomasia fucina dei talenti del futuro. La storia che raccontiamo oggi è quella di Giovanni Franzoni, portiere classe 1999 che, insieme ad un’altra ottantina di ragazzi, è stato svincolato dalla Salernitana dopo un biennio tutto sommato positivo. Ai nostri microfoni il pipelet salernitano ha raccontato la sua esperienza tra sogni, illusioni, realtà e…paure.
Giovanni, raccontaci un po’ i primi passi della tua carriera e la tua esperienza con la Salernitana…
“Ho mosso i primi passi nella scuola calcio Primavera, sono sempre stato affascinato dal ruolo di portiere. Sono passato alla Picciola, in Promozione, e mi disimpegnai abbastanza bene durante un’amichevole contro la Salernitana. Il mister parlò di me al direttore sportivo Fabiani prospettando la possibilità di farmi fare un provino con i granata, per un mese lavorai agli ordini di Luca Fusco e decisero di farmi firmare per tesserarmi. Una soddisfazione immensa, sono un grande tifoso della Salernitana e indossare quella maglia era motivo d’orgoglio”.
Poi cosa è accaduto?
“Fino a febbraio giocavo negli Allievi con Luca Fusco, poi mister Mariani mi convocò nella Berretti e per diverso tempo ho lavorato alle sue dipendenze. Una persona squisita, un grande conoscitore di calcio: il suo modo di approcciarsi ai giovani è impeccabile, ricordo ancora quando fui aggregato al gruppo che partiva per Messina pur essendo infortunato. Il suo obiettivo era quello di farmi sentire parte integrante della squadra a prescindere dal minutaggio, un gesto che mi responsabilizzò e che mi aiutò a crescere come uomo prima che come calciatore. Quest’anno sono stato con la Berretti di De Cesare, allenatore esigente capace di spazzar via la tensione degli allenamenti con le sue battute. Ricordo volentieri la doppia sfida con l’Arezzo capolista: lì perdemmo giocando benissimo a cospetto di uno squadrone, a Salerno vincemmo meritatamente”.
Ti aspettavi la mancata riconferma?
“In due anni sono cresciuto e migliorato molto, sinceramente ero convinto che avrei continuato la mia avventura nel settore giovanile granata. Ho appreso la notizia dello svincolo dai siti internet, poi mi è arrivata una lettera a casa in cui mi ringraziavano per l’impegno profuso augurandomi le migliori fortune. Mi dispiace molto, anche altri miei compagni sono rimasti a spasso e sono alla ricerca di una squadra”.
Descrivi un po’ le tue caratteristiche agli addetti ai lavori…
“Sono alto 190 centimetri, ho un buon intuito sui calci di rigore e sono bravo nelle uscite: non ho paura di niente, cerco di essere padrone dell’area di rigore e di far prevalere l’istinto sulla razionalità. Mi dicono che devo migliorare nella rapidità e nella reattività, ma i consigli di mister Mariani sono stati preziosissimi e mi torneranno utili anche in futuro”.
Ci sono contatti con altre squadre?
“C’è stata una chiacchierata con la Cavese e con un altro paio di club campani, sto valutando insieme alla mia famiglia quale possa essere la soluzione migliore. Non ho un procuratore, preferisco circondarmi di persone che vogliono davvero il mio bene e che agiscono esclusivamente per il mio interesse”.
Hai paura di restare senza squadra e di dover accantonare i tuoi sogni?
“Il calcio è una parte fondamentale della mia vita, parallelamente sono uno studente e frequento l’istituto alberghiero. Sinceramente credo che il calcio di oggi penalizzi molto i giovani, ci vuole fortuna oltre che bravura, ma vivo lo svincolo dalla Salernitana come un motivo di crescita: non ho alcuna intenzione di arrendermi, voglio coltivare il mio sogno e trasformarlo in realtà”.
Chi erano i ragazzi più bravi del vivaio che sono stati mandati via?
“Me ne vengono in mente due: il difensore Trozzo, ancora senza squadra, e il centrocampista Costabile, che ha firmato con la Casertana. Sono stati svincolati 87 calciatori, tantissimi rischiano di restare a spasso e questa cosa mi fa molto male. Il calcio di oggi ha bisogno di manager che investano nei giovani, che abbiano il coraggio di gettarci nella mischia”.
Hai un portiere a cui ti ispiri?
“Donnarumma del Milan. Siamo coetanei, lo ammiro perchè riesce sempre a sembrare freddo tra i pali anche in contesti difficili. Ci ho giocato contro tempo fa, di recente l’ho incontrato in un noto locale cittadino ed è stato emozionante scambiare due chiacchiere con un professionista bravo, ma molto umile”.
Che ne pensi di Terracciano?
“Buon portiere tra i pali, qualche evidente limite nelle uscite”.
Nell’augurare le migliori fortune a Giovanni, riflettiamo sul “dramma” che vivono tantissimi ragazzi che passano in pochi secondi dalle stelle alle stalle: spesso mancano le strutture, le società non si affidano a persone competenti, prevalgono altre logiche e non si ha il coraggio di dare fiducia a questi ragazzi, costretti ad abbandonare il loro sogno dopo anni e anni di gavetta e sacrifici. A chi giova tutto questo?