STEFANO GHISLENI, DELL’ASS. ITALIANA CALCIATORI: “STIAMO SVILUPPANDO PROGETTI EDUCATIVI ATTRAVERSO IL CALCIO”
L’Associazione Italiana Calciatori da qualche anno è molto attiva ed attenta a modificare quello che è la programmazione e la strutturazione delle scuole calcio e, grazie ad un progetto del Dipartimento Junior stanno cominciando a lavorare nella penisola italiana.
Il Responsabile tecnico del Dipartimento Junior dell’AIC, nonché responsabile del progetto Next Generation Sampdoria, Stefano Ghisleni ci racconta il progetto cominciando ad analizzare le parole di mister Prandelli (clicca sul nome per leggere) che hanno avuto un riscontro mediatico non indifferente: “Innanzitutto, non so se Prandelli abbia realmente pronunciato quella frase e, forse, non voleva attribuirne il significato che si è voluto dare. A mio avviso voleva far riferimento ad alcuni comportamenti attuati dai genitori”.
Continua: “Penso che il compito di educare i bambini spetti ai genitori, ma gli allenatori hanno un ruolo fondamentale”.
Anche Stefano Ghisleni non nasconde questo chiacchiericcio: “Continuo a sentire che il problema nei settori giovanili sono i genitori. Io, invece, penso che il vero problema sia rappresentato dagli allenatori e dai dirigenti che scelgono gli allenatori. Si parla di formazione degli istruttori, ma prima bisognerebbe parlare della loro corretta selezione. Le società possono scegliere:
1 – gli allenatori centrati su se stessi
2 – gli allenatori che pongono il bambino al centro del progetto”.
Cosa significa mettere il bambino al centro?
“Significa ascoltarlo, accompagnarlo nella sua auto realizzazione, aiutarlo a manifestarsi, a manifestare i suoi talenti”.
Si spieghi meglio: “L’allenatore deve ascoltare se stesso prima di pensare di ascoltare il bambino. L’allenatore dovrebbe:
1 – essere Vero, trasparente. Non deve mettere una maschera, non deve cercare di mostrarsi perfetto, ma deve far vedere che può commettere errori anche lui (e allora anche il bambino può commettere errore);
2 – comprendere empaticamente il bambino;
3 – accettare l’altro per ciò che è (incondizionata considerazione positiva)”.
Ecco cosa deve ancora fare un allenatore secondo il progetto AIC: “L’allenatore deve pertanto usare un linguaggio adeguato – continua il responsabile tecnico AIC – il linguaggio dell’accettazione. L’allenatore deve praticare la sospensione di giudizio e non dare delle etichette si bambini. Ogni singolo giovane calciatore deve essere considerato unico e pertanto deve essere destinatario di attenzioni uniche e specifiche. In altre parole l’allenatore si deve manifestare, con il proprio modo di essere, che deve incontrare il modo di essere dei genitori. Sono necessari incontri iniziali, intermedi e finali, insomma, continui incontri durante l’anno. Come Associazione Italiana Calciatori stiamo sviluppando progetti educativi attraverso il calcio. L’aspetto tecnico è fondamentale e allora l’allenatore deve conoscere la psicologia dello sviluppo, il concetto di gioco per fare la programmazione per fasce d’età. Come AIC proponiamo il metodo a fasi, lo sviluppo delle competenze individuali e sociali, dell’intelligenza emotiva, della relazione pedagogica ma, come insegnanti di calcio, dobbiamo dare giusto valore all’aspetto tecnico”.
Il progetto tecnico è seguito con molta attenzione dal Presidente dell’AIC Damiano Tommasi e dal responsabile del Dipartimento Junior AIC Simone Perrotta (nella foto), si tratta di due grandi campioni e di due ottime persone”.