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Il tennis salernitano ricorda il Maestro Nicola Massa

In occasione dell’evento “Premio Salerno e lo sport“, che si terrà il prossimo 23 febbraio a partire dalle ore 16 presso il Salone dei Marmi del Comune, con il patrocinio di numerose sigle di tutto il mondo sportivo, verrà ricordata la figura di Nicola Massa, primo Maestro di tennis della città che per numerosi anni ha insegnato presso l’impianto sul lungomare Tafuri, oggi intitolato a “Giovanni Di Ninno”.
Chi come me ha imparato a giocare a tennis con la racchetta di legno, certamente ricorda il personaggio minuto, garbato nei modi, che con il suo stile classico e la grande umanità spiegava in modo semplice e impeccabile i fondamenti della disciplina, che all’epoca contava un esiguo numero di amatori, poi cresciuto in modo esponenziale grazie ai trionfi di Panatta, che dalla fine degli anni ’70 e per tutto il successivo decennio contribuirono a diffondere il tennis ad una platea più vasta per quanto sempre di elìte.
La ragione, al di là della scarsa disponibilità di campi, era che questi si trovavano quasi sempre all’interno di spazi privati, circoli, club e abitazioni, che fungevano da filtro sociale limitandone l’accesso ed il relativo avviamento alla pratica. Da questo punto di vista, l’impianto comunale “delle piscine” fu senza dubbio un progetto azzardato e tutto sommato lungimirante per una piccola città di provincia come Salerno, che viveva principalmente nel calcio la sua passione sportiva.
Ancora ragazzino, siamo intorno al 1930, Nicola Massa faceva il raccattapalle e puliva le righe del campo con la scopa di saggina al Social Club di Cava de’ Tirreni, giocando tutte le volte che poteva non appena il campo era libero. E poco dopo, soltanto quindicenne ma già talentuoso giocatore di seconda categoria, fu notato dal presidente dello stesso club, dott. Amabile, che scrisse la lettera di richiesta alla federazione spingendolo alla scuola maestri di Modena diretta da Giovanni Palmieri.

Alla fine degli anni ’30, dopo aver conseguito il brevetto di istruttore federale, il M° Massa torna nella sua città natìa dove inizia l’attività di istruttore e prosegue quella di giocatore, incrociando la racchetta in partite amichevoli con tennisti del calibro di Pietrangeli, Merlo, Sirola, Gardini, Crotta.

Per iniziativa di Bruno Ravera, nel 1966 viene assunto dal Comune di Salerno in qualità di Maestro di tennis e responsabile dei campi, all’epoca in terra rossa, e da quel giorno di fronte a Nicola Massa è passata tutta la città tennistica, attratta dalla novità e dal fascino di questo sport ma anche dalla signorilità dei modi e dello stile del suo Maestro, qualità che ha contribuito molto a spingere giovani e meno giovani ad impugnare la racchetta.

Come ha raccontato al telefono il figlio Stefano in una breve e piacevole conversazione, nel periodo della sua permanenza a Modena aveva tra le altre cose imparato ad incordare, ed essendo anche l’unico capace di farlo in tutta Salerno il M° Nicola dedicava l’unico suo giorno libero, la domenica, all’incordatura delle racchette salernitane. Io stesso, tramite mio padre, gli affidavo la Dunlop maxply, che veniva riconsegnata con la corda sostituita in bella mostra perché aveva un colore più chiaro rispetto alle altre. Le corde rigorosamente in budello potevano infatti essere sostituite anche una alla volta, e più si aveva cura nel mantenerle più duravano a lungo: pezza di lana e fodero erano obbligatori dopo aver giocato perché l’umidità era nemica numero uno. Ricordo anche che si sfilacciavano poco alla volta, un filamento dopo l’altro, e solo quando il ciuffetto era diventato considerevole, lasciando un esile collegamento con il tutto, era arrivato il momento di cambiarla. E se rompeva durante un match si poteva anche continuare a giocare, perché l’indipendenza di una dalle altre consentiva al telaio di ribattere i colpi con una discreta precisione. Niente a che vedere rispetto ad oggi, che quando salta una corda è impossibile proseguire il gioco.

Chissà quanti, leggendo queste brevi note, ricordano quei tempi, che il M° Nicola Massa ha senza alcun dubbio contribuito a rendere speciali.
Ben venga dunque – e finalmente aggiungo – un ricordo alla sua memoria, tanto atteso quanto importante per una persona che grazie alla sua umanità e gentilezza ha disegnato la propria vita e quella di tanti tennisti salernitani con i colori tenui ma indelebili dell’acquerello.

adrianopignataro@libero.it