UNA NAZIONALE CUORE, GAMBA E…STAMPELLA: IL RACCONTO DI LUCA ZAVATTI
Mai smettere di sognare! E’ questo lo slogan che accompagna, da qualche anno, un gruppo di ragazzi dotati di una forza di volontà e di una passione spasmodica verso il calcio che, grazie al tam tam su Facebook, si ritrovano oggi compagni di squadra nella Nazionale Italiana Amputati. Ognuno di loro ha una storia da raccontare e dei sogni da realizzare. La Nazionale nasce dalla volontà di Francesco Messori, un ragazzo nato senza una gamba, ma con una forte passione per il calcio che, utilizzando il social network, recluta una squadra di persone amputate provenienti da tutto il territorio italiano. “Sono molto orgoglioso di essere il fondatore e il capitano di questa squadra e per questo devo dire grazie al forte aiuto di tante persone che mi sono state vicine ed hanno creduto in questo sogno. Da allora abbiamo fatto tanta strada, disputando diverse amichevoli e tornei internazionali e persino un Mondiale in Messico nel 2014. Davanti a noi c’è ancora tanto lavoro da fare e tante belle esperienze da vivere”, questo il pensiero di Francesco attraverso il sito internet della nazionale.
Una bella storia quella che vi raccontiamo attraverso la voce di uno dei giocatori più esperti del gruppo, Luca Zavatti, un passato da “stopper, un pò alla Cannavaro, sempre attaccato al centravanti avversario”, contattato telefonicamente dalla redazione del Bello dello Sport.
Come nasce l’idea di costituire una Nazionale Italiana Amputati?
“Innanzitutto devo raccontarti che io ho sempre giocato a calcio. Ero un difensore centrale vecchio stampo, ho giocato in Eccellenza a Latina e Formia e ho sfiorato qualche volta l’Interregionale. Ho fatto altri campionati dilettantistici e poi ho smesso intorno ai 39 anni. Nel 2011, a seguito di un incidente in moto, mi è stata amputata una gamba. Ho rischiato la vita e dopo essere stato in coma per 5 giorni mi sono risvegliato. Tra qualche giorno ricorre questo particolare anniversario…Dopo questo evento non avrei mai pensato di poter tornare a giocare a pallone. Ovviamente la prima cosa a cui puntavo era ritornare a camminare, con l’aiuto della protesi. Invece poi mi hanno contattato Francesco Messori, che è l’ideatore e fondatore, attuale capitano della nazionale, ed Emanuele Leone, altro elemento che gioca in squadra, i quali mi raccontano l’idea di voler mettere su una nazionale amputati contattando gli interessati tramite Facebook. Così ci siamo ritrovati per la prima volta a Lenola, vicino Fondi, dove abbiamo creato il primo evento. Ufficialmente la nazionale nasce ad Assisi, nel 2012, con una decina di giocatori riuniti presso il Centro Sportivo Italiano”.
Ci racconti la tua prima volta in campo?
“A Lenola, nel 2012, per la prima volta, ho preso le stampelle per giocare, perchè fino a quel momento non sapevo si giocasse in questo modo. Quando sono arrivato al campo, ho visto i giocatori che si muovevano con una certa abilità utilizzando le stampelle. Io, invece, facevo molta fatica perchè ero ancora impacciato. Dopo mezz’ora in cui non ho toccato un pallone, perchè ero emozionato ed anche un pò scoraggiato, vedo un pallone arrivare verso di me, lancio le stampelle e colpisco di testa la palla. A quel punto cado per terra e tutti corrono intorno a me preoccupati. Io ero contentissimo invece e piangevo di gioia perchè da quel colpo di testa mi sono sbloccato e così, da allora in poi, ho iniziato a muovermi con più facilità”.
Come si gioca questo sport? Si tratta di calcetto?
“In realtà è un calciotto, ossia un portiere più sette giocatori di movimento. Il portiere non deve avere la funzionalità di un braccio, mentre può avere entrambi gli arti inferiori. I giocatori di movimento, invece, non devono avere l’uso di uno dei due arti inferiori, a seguito di amputazione o perchè uno più corto dell’altro, purchè uno dei due arti inferiori non tocchi a terra. A livello europeo questo sport esiste da circa vent’anni e noi, essendo entrati da 5/6 anni, siamo la squadra più giovane”.
Come siete organizzati ? In che modo gestite gli allenamenti?
“Ci vediamo, più o meno, una volta al mese in giro per l’Italia ospiti dei vari Comuni in cui ci ritroviamo. Organizziamo dei week end per allenarci e per stare insieme. Al di là di questi raduni, ognuno di noi cerca di allenarci per proprio conto durante gli altri periodi dell’anno. I ragazzi arrivano da diverse parti d’Italia e si fanno davvero tanti sacrifici, ma siamo contenti”.
Siete reduci da un evento organizzato settimana scorsa a Latina. Com’è andata?
“Si, ci siamo ritrovati a Latina, che è la mia città, dove abbiamo organizzato un evento con alcune vecchie glorie del calcio, come Policano, ed ex miei compagni di squadra ai tempi del Latina quando giocavamo in Eccellenza. Per me è stato come realizzare un sogno portare la nazionale davanti alla mia gente e alla mia famiglia. Grazie anche all’aiuto di alcuni sponsor siamo riusciti ad organizzare questa due giorni durante la quale il pubblico ha potuto apprezzato e toccare con mano i veri valori dello sport e dell’amicizia”.
Passiamo al campo. Come si gioca ? E, soprattutto, come sono i contatti con l’avversario? E’ un gioco duro?
“Innanzitutto c’è da sapere che la stampella ha la stessa funzione del braccio. Quindi se l’allarghi è come fosse fallo di mano. Gli scontri in campo sono molto frequenti e a volte molto duri. Alla prima partita giocata in Francia credevo di giocare in maniera un pò più soft. E invece il loro centravanti, un franco-algerino, al primo contatto mi ha tirato una gomitata e mi ha buttato per terra. E tra me e me, mi son detto “Allora, rispetto al calcio dei miei tempi non è cambiato proprio niente!!”.
Dal 2012 ad oggi avete disputato diverse partite. Quali sono quelle più importanti?
“Abbiamo giocato la prima amichevole contro la Francia, in casa loro, dove abbiamo perso per 5 a 2 ma è stata un’esperienza bellissima. Abbiamo giocato diverse amichevoli internazionali importanti fino alla partecipazione ai Mondiali in Messico nel 2014, dove ci siamo classificati al nono posto su 24 squadre”.
Il vostro progetto è ben avviato. Ma quali sono i prossimi sviluppi?
“La nazionale è in continua evoluzione. Da poco siamo passati sotto il CIO, in sostanza sta diventando uno sport paraolimpionico, sotto l’egida del Coni. Dal primo al dieci ottobre, giocheremo gli europei in Turchia. Saranno presenti nazionali molto forti come Russia e Polonia che praticano questo sport da oltre 25 anni. Prima della trasferta in Turchia, ci ritroviamo ad Asiago, dal 24 al 27 agosto, per un ritiro estivo e poi ancora a Firenze nel mese di settembre”.
Cosa ci sarà nel futuro prossimo di Luca, oltre alla Nazionale Italiana Amputati?
“Ti confido che dal 20 luglio sarò a Converciano per il corso Allenatore Uefa B perchè il presidente dell’Associazione Italiana Calciatori Damiano Tommasi mi ha inserito nei 60 allievi ammessi, pur non essendo stato un giocatore professionista, perchè l’Aic riserva due posti extra. Per me è un motivo di orgoglio ed è una crescita professionale”.
VIDEO – L’esordio vincente per la Nazionale Italiana Amputati ai Mondiali di Messico 2014
Ecco la rosa attuale:
Paolo Capasso – 11/7/1997 – Attaccante
Francesco Iannelli – 14/1/1979 – Attaccante
Lorenzo Marcantognini – 9/11/2002 Attaccante
Renzo Vergani – 19/7/1959 – Allenatore
Paolo Zarzanza – 14/02/1972 – Allenatore
Emiliano Gronchi – 02/06/1973 – Allenatore Portieri
Foto inviate da Luca Zavatti