Vincenzo Boni, scugnizzo d’oro del nuoto: un campione da leggenda oltre ogni barriera
E’ nato sotto il segno dei pesci e con l’acqua, quella delle piscine, Vincenzo Boni ha un ottimo feeling, leggendo il suo palmares. Ai recentissimi campionati europei di Dublino, il nuotatore napoletano, classe 1998, atleta paralimpico, è salito sul podio più alto in tutte le sue gare: 50 metri dorso, 50 e 200 metri stile libero, dimostrando di essere diventato, ormai, un top player di livello internazionale. Ma riavvolgiamo il nastro della sua vita e scopriamo come lo ‘scugnizzo d’oro’ è arrivato a questi livelli: “Da piccolo ero un bambino sano. A sei anni mi è stata diagnosticata la sindrome di Charcot Marie Tooth, una sindrome che colpisce gli arti periferici. Con il tempo, anche a seguito di una scarsa deambulazione, ho iniziato ad usare i tutori, visto che senza non riesco a camminare, oppure la carrozzina quando partecipo alle gare. Da quando avevo sei anni, quindi, ho convissuto con questa patologia, ho imparato a conviverci ed anche a inventarmi delle strategie per sopperire alle cose che non riuscivo e non riesco a fare. Quando ti colpisce una patologia è una cosa diversa dal subire un incidente all’improvviso”. Una malattia che gli comporta difficoltà anche nella gestione delle cose quotidiane: “Ho difficoltà nelle mani e nelle cose più minuziose, come aprire una bottiglia o abbottonare un bottone, oppure quando si tratta di utilizzare la forza. Anche se la forza non mi manca, ma quando si tratta di utilizzare le dita, lì ho bisogno di aiuto. Sono totalmente autonomo, ma apprezzo quando qualcuno mi chiede se ho bisogno di aiuto, ma cerco sempre di declinare l’invito perché cerco sempre di farcela da solo”. Si avvicina al nuoto appena scoperta la malattia, come terapia riabilitativa: “Praticamente nuoto da sempre, da quando a sei anni il medico mi prescrisse questo sport per scopi terapeutici. All’inizio ho fatto normali corsi di nuoto, poi sapevo che avevo qualcosa di diverso rispetto agli altri e sapevo che non potevo ambire a podi più importanti quando si trattava di una gara”. Il nuoto gli piaceva tanto, ma verso l’età adolescenziale si allontana n“distratto dalle uscite con gli amici e dalle prime ragazzine”. Nel 2013 il ritorno al suo primo, vero amore: “Cinque anni fa ho sentito dentro di me che dovevo fare qualcosa di importante, qualcosa da raccontare ai miei figli, i miei nipoti. Visto che il nuoto non l’avevo dimenticato ed in me era ancora forte la passione, decidi di interessarmi al mondo paraolimpico. I tecnici della mia società, il Caravaggio Sporting Village, videro sin da subito delle doti importanti in me. Così mi iscrissero al campionato italiano, dove ottenni il tempo di qualifica, dove qualche mese dopo vinsi il mio primo bronzo, nel luglio 2014 a Bari. E quello fu il mio punto di partenza”. Un ruolino di marcia sempre più in crescendo per Vincenzo Boni che l’anno dopo diventa campione italiano sulle distanze 50 metri dorso e 50 metri stile. Questi successi lo consacrano come atleta di caratura nazionale e, sempre nel 2015, c’è il debutto in una competizione internazionale: al Meeting di Berlino ottiene il suo primo record mondiale e la qualificazione ai mondiali di Glasgow, dove porta a casa la medaglia d’argento nei 50 m dorso e due medaglie di bronzo, nei 50 e nei 200 m stile libero. “Nel mese di settembre 2016 ho avuto l’onore di partecipare alle Paralimpiade di Rio de Janiero, il sogno di ogni atleta”¸ dove il nuotatore napoletano riesce a vincere la medaglia di bronzo sui 50 m dorso. Un successo che gli vale l’Onorificenza di Cavaliere, su iniziativa del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Il nuoto, ormai, assorbe gran parte della sua giornata: “Almeno l’80 per cento delle mie giornate lo dedico a questo sport, tra allenamenti mattutini e pomeridiani. Quando non nuoto, penso a cosa devo fare quando nuoto (ride, ndr)”. Ma non c’è solo il nuoto nella sua vita. A breve Vincenzo Boni raggiungerà un altro importante traguardo: “A dicembre mi laureo in Cultura digitale della comunicazione, un ramo di sociologia. Dico finalmente perché è stato un po’ complicato conciliare lo studio con il nuoto”. Uno studente modello che grazie al progetto Erasmus ha potuto fare esperienze importanti all’estero: “Tra il 2012 e il 2013, sono stato in Francia, un’esperienza fantastica che mi ha insegnato tanto, oltre che da un punto di vista formativo, anche nello sport quando mi trovo a contatto con altri atleti stranieri”. Ma cosa c’è nel suo futuro ? “Non so cosa mi riserverà il futuro. Sicuramente gli orizzonti sono cambiati rispetto a quando iniziai il programma di studi. Ci sarà sicuramente il nuoto nel mio futuro, ma non mi vedo come allenatore. Magari potrò insegnare qualche trucco del mestiere ad atleti o paratleti, ma mi vedo meglio come organizzatore, dietro una scrivania”. Nel frattempo, però, Vincenzo ha ancora voglia di gareggiare, vincere e dimostrare che con volontà e determinazione niente è impossibile.
Fonte foto: profilo Fb Vincenzo Boni