VINCENZO LAURINO (PREPARATORE ATLETICO): “SPESSO LE SCUOLE CALCIO SALTANO DEI PASSAGGI FONDAMENTALI PER LA CRESCITA DEI BAMBINI”
Incontriamo Vincenzo Laurino, preparatore atletico, (lo scorso anno con la Salernitana Under 17) che da pochi giorni ha conseguito, a Coverciano, l’abilitazione per Preparatore Atletico Professionista (abilitazione che permette di poter allenare fino alla serie A).
Era il suo sogno che inseguiva da tempo: “Erano quattro anni che provavo ad entrare al corso ma non è facile. Ogni anno solo 40 erano i fortunati e le domande erano sempre superiori alle cinque cento unità. Quest’anno però hanno cambiamo strategia e le scelte dei candidati sono stati fatte attraverso l’attribuzione di punteggi. Ebbene, dopo aver stipulato una graduatoria di 80 nominativi si è provveduto ad effettuare esami scritti ed orali. Alla fine solo 40 sono stati ammessi alla partecipazione al corso”.
Una soddisfazione unica che lenisce la fatica di studiare ancora: “Il corso prevedeva 160 ore di lezioni teoriche e pratiche e un esame finale da superare. Proprio ieri sul sito della FIGC ho potuto verificare il mio ottimo risultato”.
Ma quando hai sotto mano un preparatore atletico con una certa esperienza con i ragazzi viene spontaneo parlare della loro crescita atletica e coordinativa: “Innanzitutto, volevo precisare che per poter arrivare a questo punto una persona deve avere ambizione e deve studiare per migliorarsi sempre. Non si può trasferire ai ragazzi il nulla perché mi capita spesso che ragazzi di 16 anni hanno enormi difficoltà coordinative. Questo, ovviamente, è il mio punto di vista”.
Ma se un ragazzo arriva a 16 anni con queste carenza vuol dire che il lavoro precedente è stato devastante?
“Sicuramente a quella età certe cose non si possono recuperare. Le scuole calcio devono capire che con i ragazzi bisogna lavorare con un programma di crescita a lungo termine. Il risultato calcistico ottenuto fin da subito non porta a nessun beneficio per il giovane atleta. Anzi, direi che chi punta alla vittoria fin da subito alla fine non si trova nulla. Il problema di fondo è che, in Italia, manca la cultura sportiva”.