DA VIRTUS CALENDA A VIRTUS SALERNO: LA STORIA DI UNA SQUADRA DI AMICI
Il dilettantismo (sarebbe più giusto dire i campionati amatoriali) spesso ci fanno incontrare personaggi che fanno dello sport un momento di aggregazione e di amicizia che rimane nel tempo.
Il personaggio che intervistiamo in questo caso è Giuseppe Mele, che nel lontano 1989 ebbe l’idea di mettere insieme un gruppo di amici per partecipare ad un torneo di quartiere, per la precisione la Coppa San Gaetano, ideata da don Carmine Mantellino e poi riproposta da alcuni ragazzi del quartiere con la gestione dell’organizzazione affidata a Giorgio Santoriello: “Nel rione Calenda un gruppo di amici voleva affrontarsi a “singolar tenzone” per cui ci raggruppammo in squadre che rappresentavano le varie anime del rione. Da ricordare in quella prima edizione la squadra della lavanderia di don Carmine, i ragazzi del bar o quella di Paolo Donatantonio, che hanno dato il là a sfide epiche che, ancora si ricordano, nel quartiere”.
E’ così che nasce la Virtus Calenda che poi col tempo si trasformerà in Virtus Salerno quando nel 2007 si iscrive al torneo Città di Penta.
Ma, il motto del presidente Mele è sempre stato particolare: “La Virtus Salerno è una squadra di amici che ha visto passare tante persone in questi anni. Quando un amico andava via o, com’è successo, tornava a giocare con noi, dopo dieci anni, ho sempre detto loro che con noi si firmano solo contratti a vita e che la loro cessione era solo ed esclusivamente in prestito. Questo modo gioioso di amalgamare le persone facilitava anche il mio compito di coordinare il tutto e cercare di raggiungere anche un obbiettivo sportivo sempre con grande difficoltà e con budget, praticamente inesistenti”.
Ma la cosa più bella per una squadra dilettantistica, anzi, amatoriale e che, continua Mele: “Esiste una storia documentata di tutte le formazioni e i partecipanti alle liste a partire dalla prima volta ad oggi, le statistiche con le presenze e i gol realizzati da tutti, dalla prima all’ultima partita, un lavoro certosino che quando l’ho presentato ad uno dei ragazzi, che con me aveva avuto l’idea di mettere insieme questa squadra, si è emozionato come un bambino messo dinanzi al giocattolo dei suoi sogni”.
Questo almanacco della Virtus ha sorpreso molto, ma fuori dalle righe esiste anche una pagina di ricordi non scritti, ma che restano nel cuore come ad esempio: “Un pensiero particolare va al professore Mario Ascolese che seguendo il figlio è diventato una colonna portante della nostra formazione dispensando consigli e perle di saggezza. Ora ha lasciato un vuoto incolmabile nei nostri cuori, principalmente”.
Ci sarebbe tanto da scrivere e da raccontare, delle cene di fine stagione, delle premiazioni del presidente, che ogni anno sceglie il personaggio più meritevole, ma non sempre per le prestazioni sportive ma, spesso, per l’impegno e la voglia di fare gruppo e di vivere questa storia come se fosse la prima volta, come quando un gruppo di amici, decisero, quasi per gioco, di formare una squadra di calcio per sfidare altri amici cercando di vincere per non essere lo zimbello del quartiere per tutto un anno.